Il tanto annunciato decreto alcolock è realtà: Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha firmato il provvedimento che introduce ufficialmente in Italia l’alcolock, un dispositivo che impedisce l’accensione del veicolo se il conducente risulta positivo all’alcoltest. Una misura severa, che punta a migliorare la sicurezza stradale, ma che nasce già circondata da criticità tecniche, economiche e legali.
🔍 Cos’è l’alcolock e come funziona
L’alcolock è un etilometro integrato al sistema di avviamento del veicolo. Prima di partire, il conducente deve soffiare in un boccaglio collegato al dispositivo. Se il test dell’alito rileva un tasso alcolemico superiore a 0,0 g/l, il motore non si avvia.
Il dispositivo è già diffuso in altri Paesi europei, ma ora entra ufficialmente nel Codice della Strada italiano, in vigore dal 14 dicembre 2024, all’articolo 186.
👮 Chi deve installare l’alcolock: obbligo per recidivi
L’installazione dell’alcolock è obbligatoria per i conducenti già sanzionati per guida in stato di ebbrezza con tasso superiore a 0,8 g/l. Si tratta quindi di una misura rivolta principalmente ai recidivi. Potranno guidare solo auto dotate di questo sistema, con certificazione dell’installazione e taratura periodica.
Il decreto specifica anche:
- l’elenco ufficiale degli installatori autorizzati sarà pubblicato sul Portale dell’Automobilista;
- i dispositivi dovranno essere anti-manomissione;
- saranno compatibili anche con veicoli commerciali e merci.
⚠️ Le sanzioni per chi viola le regole dell’alcolock
- Multa da 158 a 638 euro;
- Sospensione della patente da 1 a 6 mesi;
- Sanzioni raddoppiate in caso di manomissione o uso improprio del dispositivo.
❌ I problemi dell’alcolock: decreto già in salita
Nonostante le buone intenzioni, il decreto Salvini sull’alcolock presenta almeno quattro problemi principali, evidenziati da Federcarrozzieri, AIPED (Associazione Italiana Periti Estimatori) e altri operatori del settore.
💰 1. Costo elevato
Installare un alcolock costa fino a 2.000 euro a veicolo, a cui si sommano:
- i costi dei boccagli monouso (obbligatori a ogni utilizzo),
- la manutenzione e le verifiche periodiche di taratura.
🚗 2. Il parco auto italiano è troppo vecchio
Secondo Federcarrozzieri, il 22% delle auto in circolazione ha oltre 19 anni. Su questi veicoli potrebbe essere tecnicamente impossibile installare un sistema alcolock, creando un problema di compatibilità per molti automobilisti.
🛠️ 3. Norme tecniche poco chiare
AIPED segnala una zona grigia normativa: l’installazione e lo smontaggio dell’alcolock non rientrano tra le operazioni ufficiali controllate dalla Motorizzazione, il che potrebbe generare contenziosi e ricorsi legali.
🫢 4. Rischio beffa: chi soffia davvero?
Il sistema si basa sul principio di responsabilità individuale. Tuttavia, non è tecnicamente impossibile che qualcun altro (come un passeggero) soffi al posto del conducente. Questo comportamento, se scoperto, è sanzionato, ma resta un punto debole strutturale.
📌 Conclusione: buona idea, pessima esecuzione?
L’alcolock introdotto dal decreto Salvini è una misura sulla carta utile, pensata per salvare vite e ridurre gli incidenti stradali causati dall’abuso di alcol. Ma l’applicazione pratica presenta gravi ostacoli economici, tecnici e normativi. Rischia di rimanere uno strumento di nicchia, lontano da un’applicazione diffusa ed efficace.
Il ministero dei Trasporti dovrà lavorare nei prossimi mesi per sciogliere i tanti nodi, chiarire i regolamenti e supportare economicamente chi è obbligato a dotarsene.
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